1.Ciao e benvenuta. Sei ricercatrice nel campo della neuropsicologia e sappiamo che hai lavorato ad Edimburgo per diversi anni, raccontaci di come ti è arrivata questa opportunità: cercata in loco, cercata a distanza o ti è capitata “fra capo e collo”?
Capitata. Stavo finendo un tirocinio di psicologia e il mio supervisore mi ha proposto di andare in Università ad Edimburgo per fare ricerca per qualche mese.
2. Come è stata la tua esperienza scozzese? Tirando brevemente le somme è stata positiva?
Ci sono pro e contro un po’ ovunque. Comunque positiva, altrimenti non sarei rimasta. La vita è più semplice (non semplice, solo più semplice).
Da un punto di vista burocratico è veloce: se ti serve un documento, vai e te lo prendi, non devi girare 200 uffici.
La gente ti ascolta e non si perde in regole fisse, cerca di venirti incontro.
In quanto alla vita quotidiana, nessuno ti giudica, le persone non sono arroganti, presuntuose e convinte di essere il meglio del meglio, sono oneste (nella maggior parte dei casi (i disonesti/furbi che ho incontrato erano italiani…). Meraviglia delle meraviglie…. puoi indossare vestiti rossi e neri senza che nessuno ti associ a una squadra di calcio.
Le possibilità lavorative sono molto diminuite da quando sono arrivata (più di 8 anni fa) e comunque dipende dal tipo di lavoro che cerchi. Io ho fatto diversi lavori: ricercatore in diversi ambienti (università, azienda), barista, insegnante. In generale riesci sempre a trovare qualcosa. In UK richiedono qualifiche per qualunque tipo di lavoro, ma sei anche pagato di conseguenza (a meno che non lavori per qualche italiano: in quel caso sei sfruttato e sottopagato). Comunque, in generale, studiare ti ripaga e si riflette nello stipendio.
A differenza dell’Italia, in UK hai anche molte più possibilità di risparmiare (vestiti, cibo, telefono etc). Quando ero in Italia comprare cose di seconda mano era da poveracci, mentre qui è normale: trovi cose splendide, spesso di marca e quando le prendi dai fondi alla ricerca e al sociale. Nei supermercati non di marca trovi veramente cibi ottimi a poco prezzo (anche perché molti di questi cibi sono stranieri, cioè cibi provenienti dall’Italia). In questo modo riesci a gestirti di più i soldi, puoi scegliere quanto spendere in base alle tue possibilità.
3. Il cambiamento di nuovo: un’offerta anche qui arrivata o cercata? Hai deciso facilmente?
Appena finito il dottorato ho cercato e trovato lavoro a Liverpool, dove sono rimasta 1 anno. Adesso vivo a Nottingham e lavoro a Leicester. Non è un lavoro che mi interessa ma mi serviva qualcosa velocemente. Comunque sto cercando altro.
4. Torneresti mai in Italia stabilmente? Cosa suggerisci ai professionisti del tuo settore?
Oh no, per carità.
In generale, vale per qualunque settore, lasciare l’Italia è una gran cosa e ti da delle possibilità (non solo in UK). Non bisogna però credere di avere vita facile solo perché hai una laurea: qui devi farti la gavetta e anche tanta. Anche solo aprire il tuo primo conto corrente può essere difficile se non hai delle referenze.Tutti i laureati che vengono qui cominciano come baristi e camerieri, e così imparano la lingua e si pagano l’affitto. Poi, pian piano cerchi di trovare altro.
Io ho studiato molto in UK: ho fatto un Master e poi un Dottorato prima di avere uno stipendio decente e nel frattempo lavoravo in un pub e insegnavo italiano. Neanche qui nessuno ti regala niente, ma almeno le possibilità arrivano.
Foto di Roberto Ricciuti© (iStock portfolio di Roberto Ricciuti)
queste son storie che ti fan pensare: beh faccio la valigia e vado 🙂
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Rob Roob ho cambiato immagine, l’avevo già usata questa ahha si vede che me ne sono innamorata 😀
:)))