Cultural shock e adattamento culturale dell’immigrato

C’è un vero e proprio studio, in cui penso molti si ritroveranno ma di cui non ho trovato traccia nei vari bog dedicati al fuggire dall’Italia. Tempo fa in questo articolo riflettevo sullo spirito di adattamento di alcune persone che si erano trasferite ad Edimburgo e che avevano completamente saltato la fase uno: la luna di miele. Ma vediamole tutte.

FASE UNO Luna di miele. Si è pervasi da euforia per qualsiasi novità , tutto è bello, tutto è un’avventura. In genere dura due settimane, ma come si accennava, c’è chi salta proprio questa fase e passa alla fase della…

SECONDA FASE Disillusione e frustrazione. Le differenze culturali si trasformano in difficoltà che causano frustrazione, ogni attività comporta imparare cose nuove e non sempre siamo immediati e ricettivi.

TERZA FASE Adattamento. Per fortuna la precedente fase si supera e tutto torna ad essere facile, le differenze si appianano, ci sentiamo integrati. Più facile se la popolazione ospitante è gentile e comprensiva (vedi questo articolo di Eleonora in Scozia)

QUARTA FASE Integrazione. Miglioramento della precedente fase. Da qui spesso si torna alla fase uno.

Varner and Beamer (2005), Intercultural Communication in the Global Workplace, McGraw-Hill Irwin, and http://edweb.sdsu.edu/people/CGuanipa/cultshok.htm.

Seguono poi i sintomi dello shock e consigli su come affrontare la cosa. Questo documento tratta principalmente dei problemi che può incontrare uno studente, che comunque prima o poi forse tornerà in madre patria, ma a mio parere sono utilissimi per un emigrante per focalizzare le proprie priorità e non tornare erroneamente ad idealizzare il proprio paese di origine.

Se in Italia ci fosse la possibilità di lavorare decorosamente forse sarebbe il paese più bello del mondo. Forse. Ma anche no. Sono dell’idea che ogni paese ha i suoi pro ed i suoi contro. Sta a noi metterli su un piatto e decidere.

Che ne pensate?

2 Comments Add yours

  1. Federica ha detto:

    verissimo, le 4 fasi le ho passate tutte: euforia iniziale, depressione e convinzione di non farcela, progressivo adattamento e adesso (spero!) integrazione. L’importante è partire con una graaaaande apertura mentale e non pensare mai che si viene da una cultura superiore, e anche con questa consapevolezza le difficoltà saranno tante. Ma c’è luce in fondo al tunnel, basta saper cogliere il meglio che ogni Paese ha da offrire giorno per giorno e si vivrà un’esperienza meravigliosa 🙂

    1. Lauryn ha detto:

      grande Federica (che tra l’altro sarai una delle prossime intervistate). Sul fatto di pensare che si viene da una cultura superiore mah…in questo momento personalmente non riesco a pensarlo. A livello di storia ciascun paese è diverso, al massimo, unico difetto che ho trovato della Scozia e più in generale del Regno Unito rispetto all’Italia, dalle esperienze che leggo, è la Sanità, un po’ superficiale. Anche se al tempo stesso ad esempio l’igiene dentale è considerata alla stessa stregua di un trattamento per la salute, e pertanto a basso costo (stando a quanto leggo). Basti pensare che da un recente studio sembra che in Italia sempre meno bambini stanno andando dal dentista proprio perché le famiglie non ce la fanno.

      Tornando abomba sulle 4 fasi, nel mio piccolo durante il mio viaggio di nozze ho avuto sprazzi di un po’ tutte e 4, anche se ovviamente l’entusiasmo prevaleva su tutto.

      C’è chi, su facebook, discutendo l’argomento, ha detto che la quarta fase per lui era: “ok me ne torno a casa e me ne sbatto delle divergenze”… ma quello credo sia il preludio del fallimento. Le avversità sono fatte per essere superate 😉

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