Dello spirito di adattamento (reprise)

Se ne era già parlato in questo articolo, mio sfogo di un po’ di tempo fa in merito a persone conosciute sul web e che sapevano solo lamentarsi…

Ok anche io mi lamento, tutti ci lamentiamo, è forse una peculiarità di noi Italiani eheh ma volevo vedere la cosa in modo costruttivo. Ci sono persone più propense ad adattarsi a nuovi luoghi e persone, persone più indipendenti, persone che hanno sempre bisogno di sentirsi rassicurate dalle persone care o anche solo dalla routine con i  negozi e luoghi preferiti (ma si sa, i luoghi preferiti possono anche variare nel tempo, no?). Persone che riescono a sentirsi più cittadini del mondo che altre.

Ci sono indubbie ragioni ad oggi per pensare all’estero per lavorare, ma non tutti possono scegliere la propria meta, ed ecco che lo scontento si alimenta. Vedi ad esempio la storia di Sara, che però manca da troppo tempo dall’Italia per sentire quanto lo scontento sia maggiore a rimanere qui. E lei comunque è una di quelle persone che certo non tornerebbe in Italia senza un lavoro, ha una famiglia, non può permetterselo (auguri!).

A volte le lamentele vengono dai più giovani, che dovrebbero essere quelli più “dis-ciulati”, come si dice a Milano…vien da dirgli:”ma fatti una birra e goditi il momento che puoi tornare quando vuoi, tanto in Italia poi il pub te lo paga papà!”. E’ tristemente così…mentre ho visto interviste molto belle in cui giovani studiano all’estero per fare un master, lavorano come camerieri ma non tornerebbero più in Italia perché lì si sono conquistati la loro indipendenza, cosa che in Italia non è possibile. Ma davvero non è possibile, o perlomeno non lo è più. E’ stato più facile per noi andare a convivere 7 anni fa che mantenere una famiglia ora.

Di certo il mondo è bello perché è vario, c’è chi si adatta di più e chi di meno, ma permettetemi di dire, che chi lascia un posto sicuro all’estero per tornare in Italia a mani vuote fa un grande errore. Per fortuna, nonostante le lamentele, non mi sembra di aver conosciuto in rete qualcuno con questo tipo di esperienza, o sbaglio?

Poi come suggerisce la stessa Sara c’è chi sta in Italia, si lamenta, ma desiste nel partire…cosa li spinge a non farlo ancora? Mi ci metto dentro anche io, nel mio caso condizioni affettive e di casa che ci tengono ancora legati, e la speranza (ce n’è ancora) che spunti qualcosa di meglio, perché in fondo abbiamo sempre lavorato io e mio marito, quindi cavoli, una bella spinta, prima o poi la ruota ritornerà a girare…ma anche noi ci siamo dati dei termini di tempo e prima o poi…

Raccontatemi la vostra 🙂

One Comment Add yours

Rispondi