Se anche voi avete un profilo su facebook sapete di cosa sto parlando. Oppure no.
In questi giorni ad alcuni miei contatti stretti è capitato di incorrere nelle cosiddette bufale del web. Peccato che loro non ne siano coscienti, anzi, sicuramente se ne sono già dimenticati, spero. O peggio, stanno diffondendo la bufala sia su FB che in real life.
Brava, dite voi, e come fai a dire che sono bufale tu dall’alto del tuo trono regale?
Ragazzi, nessun trono, basta solo un po’ di sale in zucca, e, lo ammetto, forse un po’ di meccaniche del mestiere. Ecco perché, come dicevo ieri in un mio status su facebook, secondo me bisognerebbe ripristinare il cosiddetto “patentino elettronico” ma darlo a tutti i possessori di un mezzo predisposto a navigare su internet. La patente a tutti o niente web!
Fra i test d’esame dovrebbero esserci temi su come non incorrere in virus, phishing via email e web, e come non cadere nelle bufale aiutando delinquenti a farsi i soldi alle nostre spalle.
Ma come, farsi i soldi alle nostre spalle? Dai, anche sbagliando, che male può fare ri condividere una cosa poi rivelatasi una bufala?
Te lo spiego:
1. innanzitutto se l’argomento è serio e riguarda magari la salute (vedi discorso vaccini, cibo avariato, etc) rischi di diffondere informazioni errate, notizie fasulle (per le quali si incorre in denuncia di diffamazione), nonché il panico fra i tuoi contatti
2. Le notizie che fai girare puntano a dei siti non ufficiali, pieni di pubblicità dalle quali, chi ha scritto tali falsità, trae soldi ad ogni visualizzazione, ancor di più se ci clicchi sopra. I siti sono facili da scovare: in genere utilizzano anagrammi dei più grandi quotidiani online (ad esempio “il fatto quotiDAIno”) o peggio, slogan rivoluzionari o minacciosi che possono avvicinarsi al pensiero di insoddisfazione politica e sociale italiana.
3. Come già detto nel primo punto, le notizie sono scritte di sana pianta ed inventate o parzialmente travisate per fomentare sentimenti di indignazione, panico, sgomento, se non addirittura razzismo ed odio, in modo che voi ricondividiate il post e loro possano ottenere quante più visualizzazioni sul sito o ” mi piace” sulla pagina, in un turbinio senza fine.
Spesso usano dei titoli enfatici, vi raccontano qualcosa che vi vogliono far credere e vi mostrano un’immagine o un video che potrebbe essere frainteso, ma che se guardaste in altro contesto potrebbe essere tuttaltro. È fin troppo facile far credere di aver visto una cosa piuttosto che un’altra, credetemi.
Finché non piovono le denunce.
Spesso però gli autori di questi siti lo sanno che rischiano denunce e si parano il sedere dichiarando apertamente che le loro sono notizie di pura fantasia. Ed è lì che facilmente potete scoprire se state condividendo una bufala. Andate sul sito, cercate i disclaimer o pagine che spiegano chi sono, e vedrete che saranno ben facili da individuare.
Ciò che sta scritto sul web può essere tutto e il contrario di tutto, non state leggendo un quotidiano né un tg, che sappiamo bene essere travisati anche quelli.
Un consiglio: se il tono del post che vi ha indignato è troppo acceso, chiedetevi sempre: ma se fossi di persona, mi girerei subito a correre a dirlo ai miei amici o magari indagherei per vedere se è vro, o aspetterei di vedere se anche qualcun altro mi dice la stessa cosa? No, sai, per evitare che mi ridano in faccia….
Ecco, il concetto è lo stesso…onde evitare di cadere tutti nella supercazzola, chiedersi da dove arriva quel post? Se poi sei proprio iscritto a certe pagine, fai una bella pulizia, i tuoi contatti ti ringrazieranno, se non ti hanno già bloccato 😉 uhm?
Ps per la cronaca anche io ci sono cascata in passato, e questo succede perché sono davvero bravi con i giochini psicologici e di marketing. Fate attenzione!