Le cose che nessuno ti dice sull’emigrazione

Ho letto oggi questo articolo, ed il mio commento è: parole sante. Non sono un’immigrata nel vero senso della parola e chissà se lo sarò mai. Sono stata solo reimpiantata da Napoli a San Colombano (MI) e poi a Milano città, ma un po’ riesco a capire questo listone.

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Da quel che ho visto negli anni, pur amando Napoli, mai ci vivrei…pur avendo bei ricordi di San Colombano, mai tornerei a viverci…abbiamo avuto pensieri su Livorno per un po’, ma per avere solo il mare vicino?…a Milano ti ci abitui e ti adatti, ma basta cambiare quartiere o solamente palazzo per capire a cosa puoi aver rinunciato o a cosa hai dovuto abituarti per sopravvivere, ed è normale voler sempre migliorare, no? (ps e questo è il mio punto di vista ovviamente!)

Riassumendo: tutto il mondo è paese, con i suoi pro ed i suoi contro. Vai magari a migliorare da una parte e a peggiorare dall’altra, ed è vero che se hai dei problemi personali, questi te li porti dietro ovunque tu vada. Magari alcune condizioni “ambientali” possono aiutare, o provocare un miglioramento temporaneo, ma questo deve partire da dentro.

Ecco perché io dico: se sei felice dentro, nonostante i problemi, puoi esserlo ovunque. Il “dove” lo puoi sempre cambiare…

Pertanto da parte mia comincerò rileggendo più e più volte questi punti migliorandomi in termini di tolleranza e adattamento, pronta a partire (?) ma anche e soprattutto a rimanere.

Un esempio: mi hanno aperto l’auto e rotto il finestrino tre volte in tre anni perché non ho i soldi per pagarmi un box. Sai che ti dico? Userò di più i mezzi e il car sharing! E in primavera: bicicletta!

Il lavoro non si trova? E mo ce lo inventiamo continuando a mandare cv in Italia o fuori. Mica possiamo stare sempre a lamentarci no? 😉

foto di http://www.flickr.com/photos/andreamagurano/8657509229/lightbox/

18 Comments Add yours

  1. Claudia ha detto:

    In effetti ci sono un sacco di cose che nessuno ti dice, non so se sia per una sorta di malfidenza (“vediamo se vuoi davvero integrarti, ergo leggiti anche le note in piccolo”) oppure per un senso di superiorita’ (“non sarai mai un nativo quindi adeguati”)..
    Anche qui molte cose sono occulte e, burocrazia a parte, io sono dodici anni che mi chiedo come fa un povero diavolo a finire di lavorare alle 18:00 e ad andare a fare la spesa nei negozi che chiudono alle 18:00!!!
    Essendo un Cantone di frontiera adesso gli orari sono molto piu’ flessibili, ma non ti fanno mica sconti se arrivi un minuto dopo! ..e se non parli dialetto sei del gatto =)

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