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Londra: 8 milioni di abitanti, di cui 250.000 italiani. La “tredicesima città italiana nel mondo” si trova nella terra della Regina. E stiamo attenti, perché se le cose vanno avanti così, potrebbe facilmente salire la classifica.
Ma cosa spinge tanti italiani a trasferirsi nella grande capitale del Regno Unito? Insomma, si sta così tanto bene al paese nostro. C’è il sole, il mare, la verdura fresca e mammà che ci mette la lasagna a tavola la domenica. Perché il figlio di una terra così benedetta dovrebbe decidere di migrare verso una città fredda, frenetica, a tratti inospitale?
Le risposte in genere sono due: studio o lavoro. Chi va a Londra per studiare ha in realtà un obiettivo ben preciso nella vita, e molto probabilmente sarà solo di passaggio per qualche anno. Chi invece acquista il suo biglietto di sola andata per lavoro lo fa per diversi motivi: semplice esperienza, approccio verso una cultura diversa o perché “a Londra si trova la vera meritocrazia”. Ma il succo è sempre quello: il desiderio di dare una svolta alla propria vita.
Per molti è l’inizio dell’età adulta, altri invece ricominciano da zero. Si parte dalle basi allora: subito a cercare una casa, rigorosamente in condivisione perché gli affitti iperbolici non permettono di meglio. E poi via, in cerca del lavoro dei sogni che permetta di pagare quella cifra stratosferica che in Italia ci pagheresti il mutuo per un appartamento di 200 mq in pieno centro. Sperando poi che avanzi qualche spicciolo per il week end.
Certo, perché il lavoro non è mica tutto, nonostante gli inglesi vogliano farti credere il contrario e ti costringano a turni che neanche i minatori boliviani (dalle 9 alle 5? E che vvordì?). Ma quel poco tempo che resta a disposizione ce lo si vuole godere per vivere una città dove si respirano i profumi della cultura internazionale, si assaggiano i sapori di una miriade di paesi diversi, si viene inondati dai mille colori di tante etnie. Insomma, Londra non è così grigia e monotona come si suole pensare.
Però gli italiani a primo impatto si possono sentire un po’ sopraffatti da un’atmosfera tanto cosmopolita e allora cosa fanno? Si rifugiano tra altri italiani. Non c’è niente di male a voler stare con la propria gente, è elemento comune per i popoli emigranti creare le micro-comunità. Però fatevene una ragione: mammà è rimasta in Italia.
E alle volte non sembra nemmeno di essersene andati poi così lontani. Anche quando al lavoro si aspetta l’agognato contratto permanent e dopo anni di fatiche e straordinari non arriva mai. Per non parlare dei soliti furbetti del quartierino, che sono pronti a mangiare a discapito dei nuovi arrivati con truffe su appartamenti in subaffitto, offerte di lavoro inesistenti e altre magagne.
Ma allora dov’è quella terra promessa tanto sognata? Quel luogo che avrebbe dovuto segnare il nostro destino per sempre, permettendoci di raggiungere i nostri obiettivi e magari diventare anche milionari (che non guasta mai)? C’è, c’è, ma non è Shangri-la. Come in tutto il mondo, per ottenere una cosa preziosa occorre sudarsela. E a Londra questo vale ancora di più: con migliaia di persone che arrivano ogni giorno da ogni angolo del globo inseguendo lo stesso obiettivo, la competizione si fa ancora più agguerrita. È una giungla là fuori, cane mangia cane e altre cavolate simili.
La verità è che anche qui occorre lavorare duro, conoscere le persone giuste e alle volte anche una bella botta di sedere ci sta bene. Ma le soddisfazioni che si ottengono sono nettamente superiori.
Il percorso è sempre quello. Si lavora tutto il giorno per costruire il proprio futuro, poi la sera ci si ritrova con i propri compaesani e e colleghi in un pub a discutere della giornata trascorsa, dei prezzi del supermercato o del prossimo concerto del musicista indipendente preferito. E si torna a casa con l’ultima Tube dividendo il proprio spazio vitale con centinaia di sconosciuti che ignorano il tuo sguardo, troppo persi nel loro e-book preferito.
Molti italiani a Londra trovano la loro felicità. Altri la aspettano a lungo. Altri se ne vanno, in cerca di lidi migliori. Altri tornano a casa, semplicemente non ce la facevano a stare lontani dai loro affetti. Ma nessuno di loro scorderà mai le luci di Piccadilly, i concerti gratis a Hyde Park, l’odore del caffè di Costa a prima mattina… Perché “at the end of the day”, quale che sia l’esito, vivere a Londra è stata una svolta.
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