Aina sorseggiò il suo black tea guardando dalla finestra…quante volte aveva sognato di tornare in quel magnifico posto, ed ora era lì, a riscrivere la sua vita e a raccontare il suo passato dalla tastiera del suo laptop.

Posò la tazza sul tavolo. Black tea. Chissà poi perché lo chiamavano così se era arancione. Se l’era sempre chiesta distrattamente ma senza mai interessarsene veramente. Per anni aveva bevuto quel tè dal sapore unico e che non aveva mai trovato nel suo paese d’origine: l’Italia. Un’altra domanda che si era sempre posta era perché quel pub da dove ora lei scriveva le sue memorie si chiamasse The Elephant House. A parte qualche dettaglio che ricordasse l’Africa nell’arredamento, servivano tè tipicamente British e dolci ipercalorici, come solo in un posto così freddo come Edimburgo poteva essere. O era l’India? Forse aveva più senso in effetti…India, spezie dalle Indie, té…ecco che quel suo nome così eccentrico ora aveva il suo perché nella sua testa (anche se magari non era così).

Aveva sempre adorato quel posto. Attirata lì la prima volta dalla leggenda su J.K. Rowling che stendeva le prime righe della famosa saga di Harry Potter proprio da quelle stesse sedie, si era innamorata del clima informale, della possibilità per tutti di usufruire di una wi-fi gratuita e di essere liberi di studiare, lavorare, fare una pausa tè o addirittura pranzare senza che nessuno ti chiedesse di liberare il tavolo a breve. Pochi i posti a sedere: tavoli, divanetti, ma mai pieno nonostante la sua popolarità fra i turisti. La vista poi era da togliere il fiato: un lato intero del piccolo locale infatti era finestrato e dava sul centenario castello di Edimburgo, torreggiante dalla sua rocca vulcanica e antica di millenni.
Come poteva ancora quel luogo, a distanza di anni, donarle così grande emozione e suscitarle orgoglio da vero Scottish proud?
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